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by Livio Ninni , novembre, 11 2016
Lunetta è un quartiere della periferia di Mantova. Qui strade diverse fatte di generosità, di colori e di empatia si sono incrociate, si sono sottratte al grigiore delle fragilità e hanno raggiunto una nuova bellezza offrendo alla vista una prospettiva differente. L’area, separata dal centro storico dai pittoreschi laghi mantovani, è, infatti, la protagonista di un decennale progetto di rinascita artistica e multiculturale. Grazie al piano di riqualificazione urbana promosso dal Comune di Mantova, alla costante attenzione dei cittadini e alla nascita di associazioni per l’integrazione etnica nel territorio, il quartiere ha visto un netto miglioramento della qualità della vita e dell’estetica del luogo. L’inizio e la fine di un ponte reale e soprattutto simbolico che collega la città alla sua periferia non sembrano più così distanti perché Lunetta, dopo aver attraversato momenti di grandi problematiche sociali ed economiche, sta contrastando, ridisegnandosi, le situazioni di stigma. Quest’anno in particolare perché, seguendo il percorso intrapreso da Mantova Capitale Italiana della Cultura 2016, nel mese di gennaio l’intervento dell’artista Edi Rama ha dato il via alla necessità di un cambiamento sensibile e collaterale. Il primo ministro albanese ha, infatti, lavorato sull’immagine dell’edificio che oggi ospita una sede del corso di Educazione Professionale Sanitaria dell’Università degli Studi di Brescia e che per anni è stato in degradanti condizioni di abbandono. L’insediamento del polo formativo nel quartiere equivale alla volontà delle istituzioni di portare studenti e educatori professionisti a contatto con il nuovo CAG, il Centro di Aggregazione Giovanile locale, promotore di numerose attività per bambini e ragazzi.
Without frontiers Public Art & Street Art in Progress, il progetto organizzato dall’associazione Caravan SetUp, inserito tra le attività di Mantova Capitale Italiana della Cultura 2016, si è concretizzato durante l’ultima settimana di luglio. Curato da Simona Gavioli e da Giulia Giliberti, Without frontiers ha reso visibile l’operazione di rigenerazione culturale del quartiere invitando otto artisti alla realizzazione di lavori site-specific. Come suggerisce il nome, il progetto è un inno all’abbattimento delle barriere che separano la periferia dal centro e vuole essere il collegamento tangibile tra l’arte rinascimentale di Mantova e la contemporaneità.
Se è vero che la contemplazione di un’opera d’arte non è mai un’azione passiva ma è al contrario pura reazione di fronte a uno stimolo emotivo, decisive sono state le impressioni e le osservazioni espresse dai residenti di Lunetta. Quindi, in una logica che sfida gli spazi convenzionali destinati all’arte, il conservatorismo e l’idea di bene collettivo, gli artisti scelti dalle curatrici sono stati contaminati dalle opinioni dei diretti fruitori dei lavori durante i cinque giorni di residenza a Mantova. Il percorso ideale di ricezione artistica appare di forma circolare, come fosse un elogio alla perfezione dell’arte rinascimentale tradotta nell’assolutezza della forma geometrica evocatrice del concetto di circolo vitale e di rinascita.
Il primo punto dell’ipotetico cerchio che disegna il cuore del quartiere Lunetta è segnato daCorn79 , artista torinese proveniente dal mondo del writing e fondatore di Il Cerchio e le Gocce, la prima associazione italiana dedicata alla promozione della creatività urbana. Corn79 dialoga con le diversità culturali della zona e, con un’esplosione concentrica di luce bianca che esce dal buio nero del muro, rappresenta l’idea della rinascita attraverso gli elementi che lo circondano quali il verde della natura, l’azzurro del cielo e il rosso di un edificio. L’astrazione dell’opera vive delle interpretazioni che ogni spettatore le offre, è un richiamo stretto al Rinascimento mantovano e alla rigenerazione urbana contemporanea. Senza alcuna previa progettazione, Corn79 ha dipinto anche l’edicola del quartiere, in un gesto di sincera gratitudine verso il supporto dei cittadini entusiasti di Lunetta.
Il secondo punto è tracciato, invece, dall’intervento di Fabio Petani , nato a Pinerolo e membro del Cerchio e le Gocce. Fabio sviluppa l’opera con l’idea iniziale di limitarla a una zona ridotta della parete e infine lasciando che questa esploda e coinvolga l’intera facciata dell’edificio. Il segno distintivo dell’artista è la costante aggiunta dei nomi degli elementi chimici utilizzati per la produzione dei colori e, con l’utilizzo degli elementi geometrici tipici del suo linguaggio espressivo, l’opera rimanda alla sagoma architettonica del porticato a volte di Palazzo Ducale, al tipico piastrellato della città e al concetto di ordine rinascimentale inteso come l’insieme di regole che uniscono tra di loro le parti. Il lavoro, strutturato con estrema precisione, appare volutamente incompiuto perché vuole mostrare la scissione e il connubio tra l’antico e il moderno, oltre che l’idea di un work in progress.
Vesod , torinese e laureato in matematica, firma la terza opera d’arte della circonferenza rappresentando la personificazione del concetto di rinascita come genitore. Influenzato dall’arte rinascimentale e dal Futurismo italiano, l’artista materializza il concetto di tempo grazie all’utilizzo diverse forme astratte delineando l’immagine figurativa, iconografica e ambigua di una donna che stringe un bambino. Le figure geometriche raccontano l’esistenza delle tre dimensioni spaziali con l’aggiunta di una temporalità scollegata dall’istantaneità del ritratto tradizionale. La sua opera riflette sulla concezione della vita e della morte come un cerchio che si apre e si richiude e sulla potenza assoluta dell’intelletto umano.
Il fiorentino Etnik , writer e membro del Cerchio e le Gocce, segna il quarto punto sul cerchio. La raffigurazione metaforica di sezioni di realtà prospettica e di agglomerati urbani incastrati tra di loro è, nell’interpretazione immaginaria dell’artista, una critica rivolta proprio alla costruzione inconsapevole dei blocchi di cemento che formano le periferie occidentali. All’interno dei solidi geometrici dipinti dall’artista compaiono le texture tratte dalla Mantova rinascimentale e in particolare dai cieli della Sala dei Giganti progettata da Giulio Romano, dai pavimenti di Palazzo Ducale e dal Castello di San Giorgio. Il progetto, sviluppatosi durante la residenza, porta il titolo Inside Out a dimostrazione di come l’artista abbia portato fuori tutto ciò che di solito sta dentro gli edifici di Mantova, appena fuori anche dalla città.
Grazie alla collaborazione di Lorenzo Falcinella e della galleria Falcinella Fine Art, il 29 luglio è stata inaugurata la mostra curata da Simona Gavioli e da Giulia Giliberti in uno dei palazzi più belli del centro storico di Mantova, Palazzo Arrigoni. Come fosse la ripetizione del cerchio inscritto nel quartiere di Lunetta, la mostra raccoglie le opere d’arte degli artisti del progetto Without frontiers e sarà visitabile fino al mese di settembre presso la galleria Falcinella Modern & Contemporary Art.
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